Il complesso monumentale del Corpo di Cristo di Borgo – Montoro è costituito da quattro enti religiosi che si sono avvicendati e/o affiancati sullo stesso sito nel corso dei secoli: la chiesa di San Tommaso, poi S. Giovanni (ultimi decenni del sec. XII), la cappella del Corpo di Cristo dell’omonima confraternita (primi decenni del sec. XIV), il priorato verginiano del Corpo di Cristo (1577-1807) e la cappella del SS. Rosario dell’omonima confraternita, istituita nel 1590.
Il complesso ha subito una radicale ristrutturazione nel corso della seconda metà del 1700; da allora ci sono stati altri restauri di minore entità, ultima volta dopo il terremoto del 23 novembre 1980.
Borgo, Complesso monumentale del Corpo di Cristo (Archivio C. Petraccaro).
La chiesa di San Tommaso (poi dal sec. XV S. Giovanni) è stata edificata nel corso dell’ottavo decennio del sec. XII da Roberto iunior, conte di Caserta e signore di Montoro (pronipote del normanno Torgisio de Rota (poi Sanseverino) il quale provvide anche a dotarla di beni e rendite che ne costituivano il beneficio, fra cui un mulino.
Ben presto la chiesa venne donata all’ospedale gerosolimitano di Capua e trasformata in una domus ospedaliera, una precettoria (o commenda) del Sovrano Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, oggi di Malta, afferente al Gran Priorato di Capua.
La chiesa era ubicata a Borgo in un luogo isolato, su di un pendio, a circa 200 passi dal centro del paese, nei pressi del Fiumicello; rientrava a far parte delle infrastrutture create lungo un’arteria principale di collegamento tra il Tirreno e l’Adriatico in un momento storico particolare, quello delle crociate, quando sia per effetto dei nuovi ordini religioso-militari sia per motivi politici ed economici si intensificarono i pellegrinaggi e i viaggi per l’Oriente attraverso i porti pugliesi.
Agli inizi del sec. XV nella chiesa di San Giovanni venne istituita la confraternita del Corpo di Cristo e i confratelli, notabili montoresi, con il sostegno economico dell’Università, costruirono una cappella-oratorio adiacente alla chiesa e presero in gestione l’Ospedale. L’intera struttura presumibilmente subì danni in seguito agli accadimenti e agli eventi della seconda metà del sec. XV, soprattutto al terremoto del 1456 e al “sacco e fuoco” di Montoro del 1461 ad opera delle truppe angioine.
Pianta della chiesa di San Giovanni (da T. Colamarco 2020).
Iniziò un lento declino della domus giovannita; non abbiamo più notizie dell’Ospedale. La chiesa venne ristrutturata nei primi decenni del 1500; era a tre navate con sepolture, altari e due cappelle, una dedicata a S. Antonio di Vienna dei Gervasio e l’altra dei Sommererio, costruita nel corso del terzo decennio del 1500, quando la commenda di Montoro risulta assegnata in beneficio a don Vincenzo Pappacoda, commendatario anche di S. Giacomo di Scafati.
Nel 1530 la commenda di Montoro divenne una grangia del priorato di Capua e venne data in affitto ad esponenti del notabilato locale. Nel 1647 la grangia di Montoro era affittava al chierico Vincenzo Niglio per 40 ducati annui da corrispondere il 7 ottobre.
Danneggiata dai terremoti del 1688 e del 1694, la cappella venne dichiarata profana nel terzo decennio dei 1700. I priori di Capua conservarono a Montoro solo possedimenti che nel 1728 erano riscossi per conto dell’Ordine da don Tommaso Pesce. Nel 1768 i beni di Montoro passarono alla commenda di Nola e Marigliano, appena istituita.
Con decreto del 1815 Ferdinando IV concedeva tale commenda a fra’ Ottavio Macedonio; i beni di San Giovanni di Montoro erano ormai ridotti a un solo censo. Dopo qualche anno tutte le proprietà della commenda vennero assegnate alla Cassa di ammortizzazione istituita per ripianare il debito pubblico del Regno di Napoli.
La chiesa di San Giovanni occupava parte del sito dell’attuale chiesa di S. Leucio ex Corpo di Cristo e dell’area della congrega del SS. Rosario adibita nel settembre 1813 a cimitero provvisorio.
Teresa Colamarco
Bibliografia: T. Colamarco, Il Complesso Monumentale del Corpo di Cristo di Borgo nella Storia (secc. xii-xviii), Bracigliano (SA), pp. 108 – 128.
La cappella del Corpo di Cristo di Borgo è stata edificata nel corso dei primi decenni del 1400 dall’omonima confraternita e dall’Università di Montoro, che aveva la sua sede politico-amministrativa a Borgo. La cappella era adiacente alla chiesa di San Giovanni, precettoria del Gran Priorato di Capua dell’Ordine di S. Giovanni Gerosolimitano; i confratelli presero in gestione l’annesso ospedale gerosolimitano.
I confratelli, molti dei quali avevano un ruolo di protagonismo nella vita politica ed economica di Montoro, organizzavano la più importante festività dell’anno liturgico, la solenne processione del Corpus Domini; essi garantivano, inoltre, attività di tipo assistenziale e caritatevole, come l’assistenza materiale e spirituale ai poveri, ai malati e ai bisognosi, e la sepoltura dei morti.
Montoro nel corso della seconda metà del 1400 fu devastata da una serie di eventi e accadimenti che provocarono il crollo di alcun i edifici e che portarono ad un declino economico del territorio; tale declino andò ad aggravare i problemi sociali e la situazione di povertà generale, soprattutto la peste endemica ripropose il problema della sepoltura dei morti e per le famiglie benestanti la necessità di reperire sepolcreti.
I maestri e governatori del Corpo di Cristo, alla ricerca di luoghi di sepoltura, con il consenso dei confratelli e l’intervento dell’Università, grazie alle elemosine e ai pii legati, ampliarono la cappella, costruendo una nuova navata e venne creata al suo interno una nicchia contenente un presepe, eseguito da Marino Pandorfello di Solofra; nel 1480 venne fondata la cappella dei Normandi e verosimilmente i confratelli fondarono (1497?) anche un nuovo ospedale per i poveri, i viandanti, gli infermi. Nel 1511 i governatori della confraternita ottennero dal papa il riconoscimento della chiesa del Corpo di Cristo e dell’Ospedale come beneficio ecclesiastico permanente; il papa concesse le indulgenze ai pellegrini che in giorni stabiliti dell’anno si sarebbero recati in visita alla chiesa e all’annesso ospedale; altre indulgenze vennero concesse nel 1512 e nel 1530.
La chiesa divenne luogo di pellegrinaggio e l’ospedale luogo di accoglienza dei pellegrini; ben presto però la chiesa venne abbandonata. L’aumento demografico da una parte e la carenza di religiosi dall’altra furono i motivi per cui i confratelli e l’Università decisero di affidare nel 1577 la chiesa del Corpo di Cristo ai monaci di Montevergine, riservandosi una cappella nella chiesa, la gestione amministrativa dei beni dell’Ospedale e la facoltà di utilizzare liberamente insieme al clero secolare la chiesa del Corpo di Cristo per i solenni festeggiamenti del Corpus Domini. Nel corso della seconda metà del 1700 tutti i beni della confraternita del Corpo di Cristo vennero alienati e la confraternita si estinse nel corso dei primi decenni del 1800.
Teresa Colamarco
Bibliografia: T. Colamarco, Il Complesso Monumentale del Corpo di Cristo di Borgo nella Storia (secc. xii-xviii), Bracigliano (SA), pp. 141 – 164
La confraternita del Corpo di Cristo di Borgo organizzava la più importante festività religiosa dell’anno liturgico, la solenne processione del Corpus Domini; ai confratelli del Corpo di Cristo era riservato il prestigioso compito di avere la priorità su tutte le altre confraternite montoresi dietro al baldacchino dell’ostia consacrata.
Racconta il sacerdote don Domenico Scoppa, autore di un breve saggio (1731) sulle chiese di Montoro, che per l’occasione la chiesa del Corpo di Cristo dei monaci di Montevergine era aperta ai pellegrini ed era a completa disposizione del clero secolare e dell’arciprete che vi celebrava la messa solenne; subito dopo usciva la solenne processione che portava l’Eucarestia per tutti i casali di Montoro.
Partecipavano al rito processionale non solo il clero, le confraternite e i fedeli, ma anche le magistrature civili. Il fulcro del corteo era costituito dal baldacchino che scortava l’ostia consacrata sorretto da nove mazze, quella centrale era portata dal conte o dal suo erario, mentre le altre dal sindaco e dagli eletti. La solenne processione era il simbolo della gerarchia dei poteri, per cui ben presto generò conflittualità con gli altri casali, in particolare Piano e Torchiati: tra Piano e Figlioli vi era la nuova sede dei signori feudali e Torchiati era uno dei casali più ricchi ed evoluti di Montoro. Piano e Torchiati, attraverso le loro confraternite, rispettivamente quella del SS. Sacramento e di Santa Maria di Loreto dei Fustiganti. contestarono presso la curia vescovile nel 1584 alla confraternita di Borgo il diritto di precedenza sulle altre confraternite nella solenne processione del Corpus Domini; venne stabilito per la precedenza dietro l’ostia consacrata il criterio cronologico: avrebbe avuto la precedenza la confraternita più antica. La vertenza si risolse a vantaggio della confraternita di Borgo, che venne riconosciuta come la più antica.
Borgo, Processione del Corpus Domini, foto prima metà del 1900 (Archivio F. De Girolamo).
Tale diritto nel corso dei secoli è stato ancora, invano, contestato soprattutto dalla confraternita di Piano; tale contestazione ha avuto come effetto che, non sappiamo quando, la processione in particolari momenti storici ha cambiato il suo percorso, uscendo dal convento dell’Annunziata di Piano e rientrando a Borgo.
La questione si è riproposta ancora nel corso del 1800, quando ormai la confraternita del Corpo di Cristo non esisteva più; il posto di precedenza dietro l’ostia consacrata è stato occupato da quella del Santissimo Rosario, istituita a fine 1500 nella chiesa del Corpo di Cristo.
Nello specifico il 30 agosto 1824 è stato emesso il decreto relativo alla precedenza durante la processione del Corpus Domini: avendo stabilito che ciascuna confraternita montorese doveva procedere nella processione del Corpus Domini in ordine cronologico, secondo l’epoca dei rispettivi Reali Assensi, in primo luogo vicino al Santissimo doveva esserci la congregazione del SS. Rosario di Borgo per essere stata la prima confraternita di Montoro a richiedere ed aver ottenuto il regio assenso (17 giugno 1756).
La solenne processione del Corpus Domini è stata organizzata dal parroco di Borgo fino agli inizi del 1900, quando ancora l’ostia consacrata veniva portata in processione per i casali.
Teresa Colamarco
Bibliografia: T. Colamarco, Il Complesso Monumentale del Corpo di Cristo di Borgo nella Storia (secc. xii-xviii), Bracigliano (SA), pp. 247 – 302.
La data ufficiale della fondazione del priorato verginiano del Corpo di Cristo deve essere considerata il 13 gennaio 1577, quando il sommo pontefice Gregorio XIII, dietro petizione della congregazione di Montevegine e dell’Università di Montoro, concesse ai monaci di Montevergine di poter fondare un nuovo priorato in Borgo di Montoro, unendo la cappella del Corpo di Cristo e l’annesso Ospedale, ambedue di diritto patronale dell’Università, e il priorato verginiano di S. Cristoforo che era rientrato nelle soppressioni decretate da Pio V nel 1567.
Il 1 settembre 1578 il vicario generale della congregazione di Montevergine, don Barbato Ferrato, prese possesso della chiesa del Corpus Domini di Borgo, aggregandola a Montevergine. Nel 1590 nella chiesa venne fondata una confraternita laica sotto il titolo del SS. Rosario.
Ben presto si provvide alla costruzione di un vero e proprio monastero, che potessa contenere la famiglia monastica che da lì a qualche anno si sarebbe insediata in maniera stabile. L’11 giugno del 1604, alla presenza del giudice Angelo Antonio di Balsamo, del capitano di Montoro Sabatino de Angrisano di Cava e di alcuni testimoni, venne fatta la convenzione per la fabbrica tra don Ottaviano Grimaldi di San Severino vicario del monastero del Corpo di Cristo e don Giulio Barbarisi cellerario, nonché procuratore del monastero di Montevergine, da una parte, e Giulio Iubella di Bracigliano fabricatores, dall’altra. Una nuova convenzione venne fatta il 22 aprile 1607 tra don Pirro de Sica vicario e Epifanio Trascenda cellerario e i mastri Lattanzio e Giovanni de Caro di San Giorgio, che completarono i lavori.
Montoro, fr. Borgo – Il monastero del Corpo di Cristo (Archivio C. Petraccaro).
Il monastero venne costruito al lato sud-ovest della chiesa, perpendicolare alla stessa; si presentava di forma quasi quadrata, recintato da mura, con un cortile di 95 palmi per ogni lato e nel mezzo un pozzo di piperno con lo stemma di Montevergine. Si sviluppava su due livelli: al piano terra vi era un corridoio di circa m. 40, su cui uscivano il refettorio, la cucina con forno e una stanza per il vino; al centro vi era una porta con cancello che dava nel giardino retrostante. Al piano superiore vi erano 8 stanze, destinate ad abitazione dei monaci, compreso l’appartamento del priore. Al primo piano, andando a sinistra, attraverso un corridoio si accedeva al coro della chiesa. Il monastero era dotato di magazzini e cantina a piano seminterrato che delimitavano la corte al lato sud-ovest, attualmente destinati a spazio per mostre allestibili
Contemporaneamente al monastero anche la chiesa venne adattata e ammodernata secondo le regole dell’Ordine. Da un dettagliato inventario di beni e redditi del priorato, redatto dal priore don Orazio de Filipppo nel 1696, ricaviamo le seguenti notizie: la chiesa era ad una sola navata a crociera, misurava 24 canne di lunghezza (m. 63,492?), 60 palmi di altezza (m. 15,873) e 26 palmi di larghezza (m. 6,8783); presentava l’altare maggiore, due cappelle laterali, danneggiate dal terremoto del 1694, dedicate rispettivamente al SS. Rosario e alla Madonna di Montevergine, e
Borgo, Monastero del Corpo di Cristo, Sala al piano seminterrato.
quattro altari, due a destra e due a sinistra dell’altare maggiore, intitolati rispettivamente a S. Nicola di Bari di diritto patronale dell’Università, alla Trasfigurazione della famiglia Tango (poi altare privilegiato dedicato a S. Guglielmo e S. Benedetto, raffigurati in un dipinto realizzato da Giovanni Battista de Mari), alla Madonna delle Grazie di proprietà dei signori Niglio, al SS. Crocifisso.. Nell’inventario vengono ricordate altre due cappelle, rispettivamente di San Luca e del Presepe, non più esistenti; viene anche ricordato l’altare di San Giovanni Gerosolimitano. L’altare maggiore era di pietra lavorata e presentava gli stemmi della congregazione verginiana. Sotto il pavimento vi erano 4 sepolture, una per i monaci e tre per i devoti. Il coro aveva una lunghezza di 26 palmi, una larghezza di 12 , con due finestre lunghe 8 palmi e larghe tre; l’organo era a cinque registri. Il campanile a due ordini, era di nuova costruzione, alto circa 15 metri, di forma quadrata, e aveva tre campane. Dietro l’altare maggiore era situata la sacrestia.
Borgo, Monastero del Corpo del Cristo, Corridoio piano terra.
I terremoti del 1688 e del 1694 danneggiarono le strutture del priorato. La ricostruzione avvenne nel 1764 su progetto dell’ing. Giuseppe Landi; i lavori furono eseguiti dal mastro Nicola Giella (Gioiella). Fu alzato il livello della chiesa, furono rifatte le fondamenta, creati nuovi pilastri, costruite numerose finestre, edificati 4 archi (uno sul coro, uno di pietra viva sull’altare maggiore e due laterali ad esso; spostata la sacrestia (la vecchia sacrestia divenne l’attuale abside). Sull’altare venne esposta la tela del S. Cuore di Gesù, opera di Vincenzo Masucci, datata il 1766, fatta eseguire a devozione dell’abate Vitantonio Santamaria. Venne edificata la nuova cappella del Santissimo Rosario con sacrestia e rampa di accesso alla terra santa e realizzato un atrio comune con tre porte d’ingresso, rispettivamente per la sacrestia, la chiesa del Corpo di Cristo e la congrega del SS. Rosario. L’attuale chiesa ricalca l’impianto settecentesco. Il monastero fu ampliato, divenendo di forma rettangolare.
Il priorato verginiano rientrò nelle leggi napoleoniche di soppressione degli ordini religiosi del 1806.
La chiesa del Corpo di Cristo per la sua ampiezza e per l’eleganza della costruzione venne ritenuta più adatta alle esigenze del popolo dei fedeli e pertanto fu destinata a sede della parrocchia di S Leucio, la cui chiesa era piccola e cadente; dal 1838 prese il titolo di parrocchia di S. Leucio e S. Pantaleone.
Il monastero venne venduto all’asta e acquistato da privati; oggi è proprietà del Comune.
Montoro, fr. Borgo – Chiesa di S, Leucio e S, Pantaleone, ex Corpo di Cristo inaugurata, dopo il restauro, nel 1211: a sinistra il campanile, a destra la cappella del SS. Rosario (Foto F. De Girolamo)
La presenza dei monaci verginiani sul territorio montorese incrementò la devozione verso la Madonna di Montevergine. Molti montoresi presero l’abito monastico; alcuni rivestirono alte cariche all’interno della congregazione verginiana e delle gerarchie ecclesiastiche; altri si imposero per la loro spiccata spiritualità.
Ricordiamo il beato Berardo da Montoro e Vitantonio Pastorale di Preturo.
Fra’ Berardo da Montoro è una figura leggendaria; le sue spoglie mortali sono conservate a Montevergine, nella cripta di San Guglielmo consacrata nel 1963, in un’urna sulla quale c’è scritto San Berardo abate. Il beato Berardo sembra che sia stato abate di Montevergine alla fine del sec. XIII, abbia rinunciato al titolo e si sia ritirato in un paesino del beneventano, Paolisi, frazione del comune di Arpaia, dove in una località oggi nota come “Eremo di San Bernardo” (circa m. 850) condusse vita eremitica fino alla morte, avvenuta in regime di santità.
Il suo corpo dapprima fu sepolto nell’eremo, poi trasportato in una chiesa di Arpaia fuori dall’abitato; infine nel corso del 1600, quando i monaci avviarono una ricognizione e una ricerca di reliquie e corpi santi da trasferire a Montevergine, fu trasportato a Montevergine (1625) e conservato nella cappella del Nuovo Reliquiario, insieme ad un suo mezzo busto con la testa d’argento.
Montoro, fr. Borgo – Chiesa dell’ex Corpo di Cristo. Sull’altare maggiore tela del Sacro Cuore di Gesù, datata1766 (Archivio F. De Girolamo).
Nato a Preturo nel 1635, Vitantonio Pastorale a 24 anni entrò nella congregazione di Montevergine e nel 1659 prese i voti religiosi.
Ben presto fu eletto priore e prestò il suo servizio in numerosi priorati verginiani. Per ben tre anni rivestì il ruolo di procuratore generale della congregazione verginiana presso la curia romana. Venne eletto abate generale di Montevergine, per ben due volte, dal 20 aprile 1698 al 17 aprile 1701 e dall’11 maggio 1710 al 7 maggio 1713. Egli è presente a Montoro nel 1672, rivestendo la carica di priore del monastero del Corpo di Cristo. Quando era a Montoro, rinunciò a beneficio del monastero al capitale di 60 ducati dati in prestito a Carmine Del Franco, riservandosi a vita soltanto l’annualità del 7 per cento; nel maggio 1692 rinunciò a beneficio del monastero anche alla detta annualità.
Era un uomo equilibrato e amante della pace predicava l’amore verso i poveri e la carità cristiana, per cui veniva chiamato “Padre dei Padri”. Il 7 aprile 1714, all’età di a. 74 decise di ritirarsi nel monastero di San Giovanni Battista di Avellino, dove condusse una vita da penitente, fatta di ascesi, astinenza e preghiera.
Morì il 19 gennaio 1726 in regime di santità.
Teresa Colamarco
Bibliografia: T. Colamarco, Il Complesso Monumentale del Corpo di Cristo di Borgo nella Storia (secc. xii-xviii), Bracigliano (SA), pp. 167-301.
L’attuale cappella del SS. Rosario è stata costruita nel 1765-1766 ed è sede della confraternita del SS. Rosario, istituita nel 1590 nella chiesa del Corpo di Cristo; inizialmente la confraternita del SS. Rosario aveva la sua sede nella chiesa del Corpo di Cristo, nella cappella, situata cornu epistule dell’altare maggiore.
La peste del 1656 provocò moltissimi morti, ben presto vennero a mancare sia i medici che i sacerdoti per l’assistenza medica e religiosa, mancavano anche i becchini per la sepoltura dei cadaveri. La fine del contagio fu attribuito in alcune località all’intercessione della Vergine; la confraternita del SS. Rosario incominciò ad incrementare i suoi iscritti, in gran parte gli stessi della confraternita del Corpo di Cristo.
Borgo, Cappella del SS, Rosario (Archivio F. De Girolamo).
Nel corso del 1700 la congrega del Rosario incrementò ulteriormente i suoi iscritti; si ravvisò la necessità di costruire un oratorio più grande. Nell’aprile del 1743 il priore del Corpo di Cristo, Vitantonio Santamaria, insieme a don Michele Notargiacomo cellerario e a don Emanuele Barra sacerdote, concesse a Simone Del Pesce priore del SS. Rosario e Francesco de Leone cancelliere la facoltà di costruire un nuovo oratorio attiguo al precedente su suolo del monastero, con l’accesso dalla chiesa. Tra il 1754 e il 1755 vennero realizzazione i sedili di legno, utilizzati ancora oggi nell’oratorio, su disegno di Carlo Schesciano di Napoli.
Montoro, fr. Borgo – a) Chiesa dell’ex Corpo di Cristo, portale d’ingresso; b) Cappella del SS. Rosario, portale d’ingresso (da T. Colamarco 2020, Foto F. De Girolamo).
La sede della confraternita, interna alla chiesa del Corpo di Cristo dei monaci di Montevergine, in un luogo di culto diverso e separato dalla chiesa parrocchiale, negli anni provocò una certa conflittualità con il parroco di S. Leucio che rivendicava i suoi diritti sulla confraternita, essendo la stessa sotto la giurisdizione dell’arcivescovo salernitano: nel 1715 don Girolamo Valletta bloccò la processione del Santissimo Rosario. Ben presto i confratelli entrarono in contrasto anche con i verginiani, di cui ostacolavano le funzioni religiose. La questione venne risolta nella seconda metà del 1700 in occasione della ristrutturazione della chiesa del Corpo di Cristo.
Con atto notarile stipulato il 24 febbraio 1765 dal notaio Michele Rutoli, i verginiani alla presenza del giudice don Donato Lauro e dei testimoni, procedettero ad una permuta con i confratelli: i monaci entrarono in possesso della cappella del SS. Rosario e in cambio, con un contributo di 100 ducati da parte della confraternita, si impegnarono a costruire una nuova cappella e a retrocedere la porta d’ingresso della loro chiesa in modo da formare un atrio comune.
Borgo, Cappella del SS. Rosario, organo (Archivio F. De Girolamo).
Nel 1769 venne anche realizzato l’organo da Leonardo Tassone, maestro organaro di S. Potito.
La nuova cappella, tuttora esistente, consta di un piano sopraelevato per le adunanze e le funzioni religiose e della cripta o putridarium con 28 cantarelle.
Presenta solo l’altare maggiore e un’ampia sacrestia retrostante. I confratelli del SS. Rosario portano le vesti bianche con mozzetta rossa in ricordo della più antica confraternita quella del Corpo di Cristo e fino agli inizi del 1900 hanno organizzato la più importante festività religiosa di Montoro, quella del Corpus Domini.
Sono pervenuti della confraternita lo Statuto di fondazione e lo Statuto con Regio Assenso del 1756.
Teresa Colamarco
Bibliografia: T. Colamarco, Il Complesso Monumentale del Corpo di Cristo di Borgo nella Storia (secc. xii-xviii), Bracigliano (SA), pp. 247 – 302.