Sant’Eustachio è la chiesa parrocchiale della frazione Sant’Eustachio del comune di Montoro.
La chiesa compare per la prima volta nelle fonti di archivio in un documento del 1143.
In località Mortellito, a cento metri circa dall’attuale chiesa nell’interno, ai margini di un vallone, si conserva una pietra denominata “Inginocchiatoio di Sant’Eustachio”: secondo la leggenda su quella pietra avrebbe pregato Sant’Eustachio, lasciando l’impronta. Quel locus indica l’origine del culto. Nei pressi dell’ ”inginocchiatoio”, in data imprecisata, ma comunque prima del 1143, da un possessore terriero venne fondata una chiesa dedicata al santo protettore dei seminativi e dei guardiacaccia, colui che alleviava le difficoltà quotidiane, che salvaguardava dai morsi delle vipere e elargiva benedizioni agli uomini in generale e alla terre in particolare per un buon raccolto.
Nel 1309 la chiesa aveva un rettore per l’amministrazione dei beni, l’abate Giovanni Conte, e come cappellano don Giovanni d e R o f r i d o per la celebrazione dei divina officia; essa aveva un valore di 18 tarì; nel 1338 la chiesa era tenuta in beneficio da Matteo Manganario e rendeva 12 tarì e tre salme di vino. Sant’Eustachio verosimilmente era la chiesa che si occupava della cura animarum degli abitanti del Casale di Sopra di Sant’Eustachio, ossia aveva già acquisito più o meno limitati diritti parrocchiali.
La chiesa ricorre nelle fonti di Età Moderna con il titolo di parrocchia ed ebbe un periodo di splendore tra la fine del sec. XVI e la prima metà del sec. XVII, quando venne ampliata e quando il casato registrò un incremento demografico passando dalle 87 anime del 1609 alle 203 del 1654; l’aumento della popolazione ebbe come conseguenza la formazione di un nuovo insediamento accentrato in località ubi dicitur Piedi Casali, l’attuale “Via Casale di Basso”.
1 a: Pianta della Chiesa di Sant’Eustachio, a. 1699.
1, b: scala di accesso originaria
La chiesa sorgeva sul sito dell’attuale chiesa; ad essa si accedeva dalla strada laterale, ora ridotta a sentiero all’interno del vallone: sono ancora visibili resti di muratura e la scala di accesso (foto1, b); ad una sola navata con sette finestre di legno, aveva l’ingresso laterale con la porta a mezzogiorno e un cortile antistante; il campanile era dotato di tre campane. L’altare maggiore era dedicato a S. Maria delle Grazie, S. Eustachio e S. Giovanni Battista. La chiesa aveva due cappelle: una dedicata all’Immacolata Concezione, edificata nel 1590 circa ad opera di Orazio del Pozzo (in cui venne eretta nel 1597 la confraternita del SS. Immacolata), ed ubicata di fronte alla porta d’ingresso della chiesa; l’altra sotto il titolo della Beata Vergine del Rosario, eretta nel 1598 da Lucio del Pesce, situata alla parte destra dell’altare maggiore.
Intorno alla metà del secolo XVII venne traslata anche la reliquia del santo patrono che si esponeva due volte all’anno, il 20 settembre giorno del martirio e il 20 maggio giorno della conversione del santo al cattolicesimo e per Montoro della traslazione. Nel 1655 circa venne edificata la cinta muraria intorno al cortile, con ogni probabilità per motivi di sicurezza.
In casali ubi dicitur Piedi Casale, nei confini della parrocchia di S. Eustachio venne edificata anche una cappella dedicata a Santa Maria di Costantinopoli, di cui si conserva ancora il quadro nella casa parrocchiale.
Foto 2: Finestrella degli oli degli infermi, realizzata a seguito della visita pastorale del 1663.
All’iniziale periodo di fervore religioso e di forte partecipazione della società laica alla vita della parrocchia, seguì un periodo di crisi e di decadenza, anche come conseguenza della peste del 1656 che decimò la popolazione, e dei terremoti del 1688 e del 1696.
La ripresa avvenne nel corso del 1700, quando il casale di Sant’Eustachio registrò un altro aumento considerevole della popolazione, che dalle 200 anime del 1728 passò alle 450 del 1785.
Nel corso del sec. XVIII la chiesa fu ricostruita. Dalla Relazione (1785) del parroco don Angelo Romano ricaviamo le seguenti notizie: la chiesa presentava il cappellone dell’Immacolata Concezione, la cappella di Sant’Eustachio che compare nelle fonti del sec. XVIII, e, oltre all’altare maggiore, 4 altari patronali con sepolcreto: Sant’Antonio di Padova, il Santissimo Rosario, San Vincenzo Ferreri, San Carlo.
La comunità rurale si identificava nella sua chiesa parrocchiale; particolarmente importante era la festa patronale che ricorreva due volte all’anno, ossia il 20 sett. e il 20 maggio giorno della traslazione della reliquia: in ambedue i casi la reliquia veniva portata in processione per le strade del paese. Altro momento di forte aggregazione era la festa della Madonna di Costantinopoli con la solenne processione lungo le strade del paese della statua della Madonna del Rosario. A fine ‘700 a Sant’Eustachio si facevano ancora le processioni delle Rogazioni minori, ossia le processioni che si svolgevano per tre mattine consecutive nei giorni antecedenti la festa dell’ Ascensione. Il percorso iniziava al mattino presto e prevedeva che si attraversasse tutto il territorio della parrocchia: esse avevano lo scopo di chiedere la protezione divina sul lavoro dei campi, di tenere lontane le calamità naturali che potessero nuocere alle colture e di garantire un raccolto sufficiente a sfamare le famiglie.
Foto 3: Chiesa di Sant’Eustachio
Nel corso del sec. XVIII la fisionomia sociale del casale Sant’ Eustachio subì dei cambiamenti, il ceto benestante si trasferì altrove, fuori da Montoro, o nei casali vicini, soprattutto a San Pietro. La scarsa circolazione di danaro, insieme alle vicende storiche di fine 700, influì sulla chiesa che alla fine del 700 presentava la cappella dell’ Immacolata abbandonata. Nel corso del 1800 la chiesa venne ristrutturata ad opera del sacerdote Cipolletta (1802-1878) il quale, inglobando quella settecentesca, ricostruì la chiesa sull’asse nord-est/sud-est, con l’ ingresso frontale al nuovo asse viario. La chiesa attuale ha conservato lo stesso impianto ottocentesco; si presenta a crociera con due cappelle e sei altari laterali, ricostruiti più volte nel corso del 1900. Nel febbraio del 2010 ex ossibus Sancti Eutachii, dietro richiesta della Santa Sede, alla presenza del parroco don Massimiliano Del Regno, è stata staccato un osso da destinare ad una chiesa russa.
Ogni anno a Sant’Eustachio viene organizzato il raduno dei guardiacaccia.
Teresa Colamarco
- Colamarco, Sant’Eustachio di Montoro tra Medio Evo ed Età Moderna, in «San Nicola da Myra dal Salento alla Costa d’Amalfi: il mito di un culto in cammino. I Santi Giorgio ed Eustachio Milites Christi in terra amalfitana», [Atti del VII Convegno di studi, Ravello, 23-24 luglio 2010], a cura di C. Caserta, Napoli, pp. 341- 406.