Allo stato attuale delle ricerche poche sono le notizie su San Vito, chiesa parrocchiale di Piazza di Pandola, località dove vi erano gli uffici doganali; il territorio di Piazza di Pandola era diviso tra Montoro e San Severino, è stato unificato soltanto nel 1816. I montoresi rientravano nel distretto parrocchiale di San Bartolomeo e nell’età moderna si servivano della chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, eretta a San Bartolomeo, ma di diritto patronale degli abitanti del casale di Piazza di Pandola.
Montoro, Piazza di Pandola. Chiesa di San Vito,facciata (dal web)
La prima notizia della chiesa di San Vito, ubicata nel territorio di San Severino, risale al 1496. Nel corso del 1500, anche a seguito dell’incremento demografico, gli abitanti del casale chiesero un proprio parroco per la difficoltà che avevano a frequentare la parrocchiale di San Bartolomeo, Nel 1565 venne fondata la nuova chiesa di San Vito proprio nella piazza e subito venne elevata al rango di parrocchia, inizialmente unita a San Bartolomeo, ma poi distinta con un proprio curato. Inizialmente il parroco abitava a San Bartolomeo; nel 1625 venne impartito l’ordine allo stesso di risiedere a Piazza di Pandola nelle case annesse alla chiesa. Gli abitanti, tuttavia continuarono ad investire nella chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, dove vennero eretti ben 5 altari laterali e istituita la confraternita del SS. Rosario.
Dallo spoglio delle visite pastorali abbiamo ricavato le seguenti notizie relative a San Vito. La chiesa era a navata unica, il tabernacolo era ligneo e l’altare portatile; aveva il fonte battesimale, una campana e 4 sepolture; l’altare maggiore era intitolato nel 1663 alla Vergine Maria, a San Vito e a San Francesco di Paola. Nel 1625 e nel 1630 il curato era don Giuseppe Niglio, nel 1635 e nel 1645 don Cesare Galterio, nel 1663 don Giovanni Paolo de Vetere che officiava anche San Bartolomeo.
Montoro, Piazza di Pandola. Chiesa di San Vito, organo (dal web)
Presso l’altare maggiore venne istituita la confraternita del SS. Sacramento, il cui
maestro ed economo, eletto dagli abitanti del casale, era nel 1625 Agostino de Divizio, nel 1630 Giovanni Andrea Federico, nel 1635 Pietro de Notaro, nel 1645 Claudio Federico, nel 1663 Aniello Migliacciario.
Nel 1728 il casale di Piazza di Pandola contava 220 anime, il curato era don Ferdinando Federico di anni 30, coadiuvato da don Donato Mari di a. 32, cappellano di Santa Maria del Soccorso, cappella sita nel distretto della parrocchiale di San Vito; la chiesa aveva una rendita annua di 90 ducati.
Nel 1847 la chiesa di San Vito era pericolante; in attesa che venisse ristrutturata, venne sostituita nelle funzioni parrocchiali dalla chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, elevata da monsignor Paglia al rango di parrocchia.
Montoro, Piazza di Pandola. San Vito (dal web)
Danneggiata gravemente dal sisma del 1980, la chiesa di San Vito è stata ricostruita e riaperta al culto nel 1999. Attualmente è unita alla chiesa parrocchiale di Santo Stefano di Misciano.
Teresa Colamarco
Bibliografia: G. Crisci – A. Campagna, Salerno Sacra – Ricerche storiche, 2, a cura di De Simone et Alii, Salerno 2002, pp, 226-229.
Fonti: Archivio Diocesano di Salerno, Visite Pastorali, aa.1625, 1630, 1635, 1645, 1663, 1728.