A Piazza di Pandola, l’antica Platea Pandule, tra la fine del sec. XVI e gli inizi del sec. XVII, venne affissa l’epigrafe di marmo, contenente le tariffe da versare al principe di Avellino per il transito di merci e animali dal feudo di Montoro al marchesato di Sanseverino.
Epigrafe in marmo, cm 70 x74; ritagliata superiormente e ai margini laterali (Avellino, via dei Due Principati, 202 – Villa Amendola, esposta sul muro frontale all’ingresso principale).
TESTO
Pannetta seu tariffa del Passo di Piazza di Pa(n)
dola del’illustrissimo p(ri)n(ci)pe di Avellino il quale si deve esig(e)re
alla sotta rag(io)ne senz’alterat(ion)e alcuna
Per salma grande di merca(n)zie di valore g(ra)na due
Per salma di vittuaglie e frutti g(ra)no uno
Per ogni castrato o crapa mezzo g(ra)no
Per ogni salma di merci s’esigge a rag(io)ne di salma
Per ogni bove domito grana dieci
Per ogni bove da macellare g(ra)na due e mezzo
Per ogni polletro grana dieci
Per ogni paro di vitelli grana dieci
Per ogni pezzo di animale negro g(ra)no uno
Per ogni soma di seta g(ra)na dieci
Per ogni collata di mercant(i)e g(ra)no uno
Per ogni pezzo di vaccina g(ra)na sette
Per ogni polletro d’asino o mulo g(ra)na dieci
Limitato nell’anno 1582
Montoro è stato sempre un feudo importante del Principato Citra sia per la redditività delle sue terre e le capacità imprenditoriali dei suoi abitanti, sia per la posizione geografica di confine lungo un’importante via di collegamento tra il Tirreno e l’Adriatico.
In età feudale, soprattutto con gli angioini, nel casale di Piazza di Pandola, a confine con il feudo di San Severino, nella località denominata il Passo, vi era un ufficio (la “bottega del Passo”) con un ufficiale preposto alla riscossione del Plateatico, che chiunque transitasse sia solo, sia con merci e animali, doveva versare al regio fisco. La custodia del passo significava vigilare sul traffico di persone, animali e cose e sulla regolare riscossione dei diritti destinati all’erario; nel contempo assicurava un cammino più sicuro a mercanti e passeggeri. Le strade erano infestate dai banditi; a Montoro nel 1281 operava la compagnia del quondam Muscati.
Nel 1283, i proventi del Passo vennero assegnati dal re in parti uguali al feudatario di Montoro, il milite Pietro de Suria, e a quello di San Severino, Ruggiero conte di Marsico. Nel 1496 i diritti di Piazza vennero assegnati alla contessa Isabella Carafa e dalla stessa nel 1507 ceduti al regio fisco. Durante il Viceregno vennero aboliti alcuni passi, fra cui Montoro; rimase in vigore quello limitrofo di San Severino
Nel 1570 dall’imperatore Carlo V vennero di nuovo rese obbligatorie le tariffe doganali (Pannette) per il transito di uomini e merci da uno stato feudale all’altro. Alla fine del 1500 il territorio di Montoro acquistò una rinnovata importanza strategica nell’ambito del sistema di comunicazione del Regno per la sua posizione di confine, a nord e a sud, con il grande complesso feudale dei Caracciolo, principi di Avellino dal 1589 e marchesi di San Severino dal 1596. E’ verosimile che l’epigrafe in oggetto venne apposta dopo il 1596. La lastra richiama il decreto del 1582 e riporta la tassa imposta per il transito di merci in genere, mercanzie di valore, seta, vettovaglie e frutta, animali da lavoro e da macello.
Nel 1792 Ferdinando IV di Borbone abolì del tutto nel Regno i “diritti di Passo”.
Teresa Colamarco
Bibliografia:
- Colamarco, Il Complesso Monumentale del Corpo di Cristo di Borgo nella Storia (secc. xii-xviii), Bracigliano (SA), pp. 50-51.
- Colombo, Memorie di Montoro in Principato Ultra, Napoli 1883, pp. 59-63.