Montoro e le sue frazioni

MONTORO

LE ORIGINI DEL NOME 

Il toponimo Montoro potrebbe derivare dall’espressione latina montemaureum (accusativo dimonsaureus, da cui Monteauru e quindi Montoro), ossia Monte Dorato, perché sempre illuminato dal sole, grazie alla posizione geografica della propaggine sulla cui sommità sorge il castello di Borgo. Tra tutte le ipotesi avanzate dagli studiosi locali questa sembra la più corretta dal punto di vista etimologico.

(T. Colamarco, Il Complesso del Corpo di Cristo…, p. 4-5; per le varie ipotesi si veda G. Guariniello, Piano di Montoro nella Storia, 1998, pp. 16-7).

LA GEOGRAFIA DEL COMUNE

La città di Montoro è una fertile valle immersa nella natura, a pochi km dai due capoluoghi di provincia Avellino e Salerno, situata tra l’Agro Nocerino-Sarnese e le pendici meridionali dei Monti Picentini: il comune, infatti, fa parte della Comunità Montana Irno-Solofrana e del Parco Regionale dei Monti Picentini. Sorge su un antico bacino alluvionale di natura vulcanica ed è circondato dal Monte Salto, dal Monte Romola, dal Monte Bufoni e dal Pizzo di San Michele. Il territorio è bagnato dal ruscello Viara, che nasce dall’incontro delle sorgenti Laura e Labso.

MONTORO NELLA STORIA (CENNI) – A CURA DELLA PROF.ssa COLAMARCO

Il territorio di Montoro è stato interessato a fenomeni di antropizzazione di lunga durata. Durante il Paleolitico Medio ci sono testimonianze della presenza umana ad Aterrana, nel vallone del Candelito; dal Neolitico al primo millennio a. C. a Figlioli e Torchiati (Età del Bronzo) è pressoché costante la presenza umana: si tratta di insediamenti agricolo-pastorali, dediti anche alla caccia e all’allevamento.

 

A seguito della fondazione della colonia romana di Abellinum, che aveva il suo centro alla Civita di Atripalda, si è avuta la romanizzazione del territorio e lo sfruttamento ad uso agricolo ed economico dello stesso, come farebbero supporre i resti a Figlioli di una villa romana, alcune epigrafi rinvenute nella zona ad ovest  della valle di Montoro e  antiche vestigia riportate nella documentazione medievale.

Con lo scoppio della guerra greco-gotica (535-553) Montoro fu conquistata da Belisario (536-539), poi subì le distruzioni di Totila re dei Goti (543) ed infine fu sottomessa dal generale Narsete (553) che insieme al suo esercito sostò per più di un anno nel bacino del Sarno, del quale la valle montorese  è afferente con il suo corso d’acqua, il Rio Secco odierna Solofrana; di tale sosta  vi è il ricordo  nelle località “Campo dei Greci” a Piazza di Pandola e via dei Greci, tra Chiusa e Torchiati.

Le distruzioni legate agli eventi bellici, nonché l’eruzione di Pollena tra il 472 e il 507-511 provocarono l’abbandono delle ville, mentre   la peste endemica dal VI all’VIII decimò la popolazione.

Con l’arrivo dei Longobardi, si costituì il Ducato longobardo di Benevento (570 circa) che divenne un fiorente stato; a seguito della presa di Salerno  (metà sec. VII) a servizio della città si formò una vasta area a produzione agricola compresa tra l’Irno e il Sarno, sulla cui pianura di raccordo si apre Montoro.

Dopo la Divisio Ducatus dell’849 Montoro rientrò nel gastaldato di Rota, circoscrizione amministrativa del Principato di Salerno, nonché delicato confine a nord con il Ducato beneventano e ad est con quello napoletano. Alla fine del sec. IX compare nelle fonti anche il castello, cui Montorium nomen est, sito in posizione strategica di controllo della pianura, a salvaguardia di un’importante via di collegamento tra il Tirreno e l’Adriatico.

Con l’arrivo dei Normanni Montoro divenne un importante feudo degli eredi di Torgisio de Rota, capostipite della potente famiglia dei Sanseverino; questi ristrutturarono in funzione strategica e difensiva il castello longobardo, già esistente.

Sotto gli Angioini in seguito alla divisione del Regno in Giustizierati, Montoro divenne un ricco e produttivo territorio del giustizierato di Principato Citra (odierna provincia di Salerno), le serre Muntorii facevano da confine con il Principato Ultra.   Il castello divenne una rocca difensiva inespugnabile, avamposto di ingresso alla pianura montorese-sanseverinese, come dimostrano gli eventi della prima congiura dei baroni, quando nella lotta tra aragonesi e angioini per la successione al trono, Montoro subì da parte delle truppe angioine un duro e lungo assedio di 14 giorni, alla fine del quale il territorio fu bruciato e saccheggiato (1461).

Il territorio è stato  feudo di illustri famiglie del Regno di Napoli, i Della Ratta, gli Zurlo e i De Capua fino al 1792 quando Montoro divenne possesso regio, essendo morto l’ultimo conte Bartolomeo VI de Capua senza eredi diretti.

L’area circostante al castrum Muntorii è stata la zona più densamente popolata fino al sec. XV. Qua e là per la valle montorese si sono sviluppati fin dal sec. XII i casali, ossia insediamenti rurali accentrati con un territorio circostante;  agli inizi dell’ età angioina i casali erano 9: Pesculi (non più esistente?), Misciano, Torchiati, Aterrana, Banzano, Fontana Vetere (attualmente contrada di Banzano), San Pietro, Sant’Eustachio e Suburbium (attuale Borgo).

Nel 1500, come conseguenza del boom demografico, aumentarono i casali fino a raggiungere il numero di 22, per poi attestarsi a seguito di accorpamenti al numero di 15; si intensificarono i traffici e i commerci; si andò costituendo un’élite dominante in possesso di potere economico e influenza sociale e politica; i signori feudali abbandonarono il castello medievale e si trasferirono nella nuova residenza signorile “delli Mirandi”, tra Figlioli e Piano.

Sul piano politico nell’Età Moderna il territorio di Montoro costituì un fiorente “Stato feudale”con sede politico-amministrativa a Borgo.   I feudatari di Montoro godevano di ampia giurisdizione e di potere di controllo; il governo del territorio era competenza dell’Universitas loci, organo giuridico-amministrativo, costituito dal sindaco e da sette Eletti nominati dai cittadini, uno per casale o quartiere, in cui erano aggregati i casali. Tale sistema alla fine del 1700 venne sostituito dal decurionato, una forma di governo in cui gli eletti venivano scelti per sorteggio all’interno di due gruppi elitari locali.

Il 1700 rappresenta anche l’ultima fase dell’Età Moderna prima dei grandi sconvolgimenti rivoluzionari che sarebbero sfociati nella caduta dell’ancien régime (1806) e che videro ancora una volta Montoro protagonista sia per aver dato i natali a Vincenzo Galiani, uno dei primi martiri repubblicani (1794), sia per essere stata un’enclave della numerosissima “truppa a massa” filo-borbonica nella rivoluzione del 1799.

Nel 1829 si ebbe lo smembramento del vecchio stato feudale, lo scioglimento delle promiscuità demaniali e la nascita di due Municipi, Montoro Superiore con sede politica a Torchiati e Montoro Inferiore con sede a Piano; nel 1861, poi, i due municipi entrarono a far parte della provincia di Avellino.

Il 3 dicembre 2013, a seguito di referendum consuntivo del maggio dello stesso anno, è stato istituito il comune di Montoro, sorto dalla fusione delle due precedenti realtà municipali.

Con decreto firmato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in data 28 aprile 2015 è stato concesso a Montoro il titolo onorifico di Città.

Teresa Colamarco

Bibliografia: T. Colamarco, Il Complesso Monumentale del Corpo di Cristo di Borgo nella Storia (secc. xii-xviii), Bracigliano (SA), pp. 3-105.

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LE FRAZIONI

In seguito alla fusione degli ex Comuni di Montoro Inferiore e Superiore, avvenuta con il referendum consultivo il 3 dicembre 2013 e ufficializzata con il rilascio dello stemma e del gonfalone dal decreto del Presidente della Repubblica il 30 novembre 2015, ad oggi la Città di Montoro è formata da ben 15 frazioni, ognuna di esse scrigno, oltre che di un vasto patrimonio culturale immateriale, di beni ambientali ed architettonici che costituiscono le principali attrattive di Montoro: in molti casi, infatti, i centri storici conservano ancora oggi costruzioni e palazzi signorili del ‘700, con portali in pietra d’epoca.